San Giovanni Fuorcivitas - Guida Turistica

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.: CHIESA DI SAN GIOVANI
 Chiesa di San Giovanni Evangelista Fuorcivitas, esterno, architrave del portale laterale nord. Gruamonte (attivo a Pistoia nella seconda metà del XII secolo), L'Ultima Cena (databile intorno al 1162, non documentata), marmo scolpito e inciso, cm 60x258.
 Nel bassorilievo che orna l'architrave è l'Ultima Cena, in cui gli apostoli siedono in ritmica teoria, in posa rigidamente frontale, dietro la tavola la cui tovaglia crea un drappeggio cadenzato, al quale corrisponde un analogo trattamento dei panneggi delle vesti degli apostoli stessi. Gli unici due elementi che intervengono ad interrompere il ritmo sono la figura di San Giovanni, che ha la testa abbassata sulla spalla di Cristo, al centro, e al di qua della tovaglia la figura inginocchiata di Giuda, che rivolge il suo sguardo verso Gesù. Nella parte superiore dell'architrave corre un fregio scolpito a volute di foglie di acanto. Il rilievo reca la firma di Gruamonte, scultore attivo a Pistoia nella seconda metà del XII secolo. Infatti è opera sua l'architrave, datato 1166, della chiesa di Sant' Andrea.
 Chiesa di San Giovanni Evangelista Fuorcivitas, esterno, architrave del portale laterale nord. Gruamonte (attivo a Pistoia nella seconda metà del XII secolo) Leone che atterra un orso; Leone che atterra un uomo armato (databile intorno al 1162, non documentati), marmo scolpito e inciso, cm 35x60.
 I due gruppi marmorei fanno parte della decorazione del portale nord della chiesa e sono collocati sopra l'architrave contenente la raffigurazione dell'Ultima Cena. A sinistra un leone, raffigurato a tutto tondo, atterra un orso che tenta di morderlo alla gola. A destra un leone ha atterrato un uomo armato di coltello. In queste figurazioni lo scultore Gruamonte esprime la sua tendenza a liberare le forme plastiche dal telaio architettonico, mostrando di essere influenzato dalla coeva scultura francese e, più precisamente, dall'arte provenzale.
 Interno, al centro della navata. Attribuita a Giovanni Pisano (Pisa 1245 ca. ø forse Siena dopo il 1314) , Acquasantiera (fine del XIII secolo ca.), marmo bianco scolpito e inciso.
 La raffinatissima acquasantiera ha una base esagonale sulla quale poggiano tre figure femminili in piedi, scolpite nello stesso blocco di marmo, che costituiscono il fusto dell'acquasantiera. Esse raffigurano le tre Virtù teologali (Fede, Speranza e Carità), che recano nelle mani rispettivamente un vaso fiammeggiante, uno stelo di giglio e un ramo di palma. Sulle loro teste si colloca il bacile sagomato dal quale sporgono quattro mezze figure femminili rappresentanti le Virtù Cardinali: Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza. L'attribuzione di questo raffinatissimo arredo sacro, scolpito in un blocco marmoreo alabastrino ricco di suggestive trasparenze, è ancora discussa. Il Vasari infatti la attribuiva a Giovanni Pisano, attivo a Pistoia negli anni 1298-1301 nella chiesa di Sant' Andrea dove realizzò il pulpito. Se una parte della critica è concorde con la tradizionale attribuzione vasariana, un'altra parte è più propensa a ritenere l'acquasantiera eseguita sotto la direzione di Nicola Pisano, padre di Giovanni, a cui sarebbero da assegnarsi il disegno generale e le Virtù scolpite sul bacile, mentre le tre figure del sostegno sarebbero opera di un collaboratore più classicheggiante.
 Interno, parete sinistra, primo altare laterale. Luca della Robbia (Firenze 1399/1400 ø ivi 1482), La Visitazione (1445). statue; terracotta invetriata, h. della Vergine cm 184, h. di Sant'Elisabetta cm 115.
 Il gruppo scultoreo è costituito da due figure di grandi dimensioni eseguite in terracotta invetriata da Luca della Robbia per l'altare della Confraternita di Sant' Elisabetta, verso la fine del 1445. La Vergine, dall'aspetto di fanciulla semplice e assai bella, si protende verso l'anziana Elisabetta, con affettuosa premura, mentre i loro sguardi comunicano vicendevolmente un'intensa umanità. Si tratta della più antica opera statuaria in terracotta invetriata e in essa lo scultore propone forme larghe e pausate, trattate con essenzialità ma anche naturalismo, sempre mediato dalla propria educazione classica. Lo scopo di Luca è quello di comunicare consapevolmente affetti domestici e consueti in modo semplice e comprensibile a tutti.
 Sulla parete a sinistra dell'altare . maggiore. Taddeo Gaddi (Firenze 1300- ivi 1366), Madonna col Bambino e Santi (1350-1353), polittico; dipinto su legno, cm 191x199.
 Al centro del polittico è raffigurata la Madonna col Bambino in trono circondata da angeli; nella cimasa superiore vi è la scena dell'Annunciazione inserita in una bifora, al di sopra della quale è la figura del Padre Eterno inserito in una cornice polilobata. Nei pannelli di sinistra sono rappresentati i Santi Giacomo Maggiore e Giovanni Evangelista; nei due di destra i Santi Pietro e Giovanni Battista. Ognuno è sormontato a sua volta da due santi a mezza figura inseriti in archetti gotici sostenuti da colonnine tortili. Il polittico è documentato in alcuni atti amministrativi della chiesa di San Giovanni Fuorcivitas dai quali risulta che fu eseguito tra il 1350 e il 1353 da Taddeo Gaddi. Il Gaddi, il più vicino al maestro fra i pittori della scuola giottesca, ne riprende i modi soprattutto nel realizzare robuste figure, accentuando tuttavia il vigore del chiaroscuro e l'allungamento delle figure. Chiesa di San Giovanni Evangelista Fuorcivitas, interno, sulla parete a destra dell'altare maggiore. Giovanni di Bartolomeo Cristiani (pistoiese, notizie dal 1366 al 1398). San Giovanni Evangelista e otto episodi della sua vita (1370), dipinto su legno, cm 100x200.
 I pannelli lignei sono riuniti a formare un paliotto al cui centro è collocata la figura di San Giovanni Evangelista, seduta in posizione frontale, con il Vangelo aperto nella mano sinistra ove sono scritte le prime parole del testo. Ai suoi lati due angeli reggono un drappo e altri due angeli musicanti stanno in piedi ai lati del santo. In primo piano sono dipinte, in proporzioni minori, le figure dei due committenti, Filippo di Simone Grancesco e la sorella Lambra. Ai lati del pannello centrale sono riunite, in gruppi di quattro, otto storie della vita di San Giovanni Evangelista. L'opera è firmata e datata 1370 e i suoi modi riflettono, per l'uso sfumato delle ombre e nella costruzione degli sfondi, soprattutto negli episodi narrativi, il mondo figurativo di Giovanni da Milano.
 Chiesa di San Giovanni Evangelista Fuorcivitas, interno, sulla parete destra della navata. Guglielmo Pisano (attivo tra la seconda metà del XIII e l'inizio del XIV secolo), Pergamo (databile 1270 ca.), marmo scolpito e inciso, cm 400x245x225.
 Il pergamo poggia su due colonne in marmo rosato sostenute da altrettanti leoni ognuno con una capra fra le zampe anteriori. Le tre facce che costituiscono la cassa presentano un doppio ordine di scene della vita della Vergine e di Gesù. Agli angoli sono due gruppi di tre apostoli ciascuno, sormontati da leggii; al centro del lato lungo il tetramorfo, cioè l'immagine composita dei simboli dei quattro evangelisti: l'angelo di Matteo, il toro di Luca, il leone di Marco e infine, superiormente, l'aquila di Giovanni. Le scene raffigurate sono, sul lato sinistro, l'Annunciazione e la Natività con l'Adorazione dei Magi. Sul pannello centrale, la Lavanda dei piedi e la Crocifissione, a sinistra; la Deposizione e la Discesa di Cristo al Limbo, a destra. Nel pannello destro, l'Ascensione e la Discesa dello Spirito Santo e la Morte della Vergine. L'autore dei rilievi fu collaboratore di Nicola Pisano al quale si ispira per la disposizione equilibrata dei personaggi, per la chiarezza formale, rimandando alla produzione classica di sarcofagi tardo-antichi e paleocristiani. Non mancano citazioni da fonti figurative di origine orientale ed elementi di preziosa eleganza nei fondi decorati da disegni geometrici colorati e smaltati.